Facebook sembra non voler mollare la possibilità di estendere la rete internet alle aree del mondo dove non ci sono connessioni, questo passaggio diventa fondamentale soprattutto per l’azienda che vedrebbe incrementare notevolmente l’utilizzo dei propri servizi.
Mark Zuckerberg è molto deciso nel raggiungere il suo scopo, per questo motivo ha presentato Infra Project, iniziativa che mette insieme vari operatori, fornitori e aziende al fine di ricercare e sviluppare nuove tecnologie che riducano i costi di realizzazioni di reti mobili in ogni parte del mondo.
Le due tipologie di antenne: Terragraf e Aries
Facebook ha pensato a due possibilità, una è quella delle antenne Terragraf, ovvero, un sistema per distribuire gigabit di internet in zone ad alta densità con wifi e segnali di rete dati.
Questa soluzione avrebbe un costo molto basso e riuscirebbe a raggiungere il 100% della copertura a livello stradale di gigabit wifi.
Questa possibilità sembra essere stata accolta positivamente, il costo di realizzazione sarebbe effettivamente contenuto e potrebbe piacere molto a chi di dovere dovrebbe dare il consenso per la realizzazione.
La seconda possibilità è Aries, ovvero, Antenna Radio Integration for Efficiency in Spectrum, si tratta di antenne che distribuiscono il segnale wireless nelle zone rurali dove non sono presenti connessioni 4G o LTE.
Aries, invece, potrebbe espandere il segnale in maniera consistente dando la possibilità a quelle zone che hanno nessuna o minima copertura della rete internet, di fare un grande salto di qualità, sempre a costi contenuti. Le due tecnologie al momento sono in fase di test a Menlo Park, una delle sedi di Facebook ma uno studio più ampio sarebbe già in corso nella città di San Jose, in California, per testare a pieno le potenzialità di queste due antenne ed esaminare la qualità di segnale che si riesce a portare concretamente.
Il progetto di Facebook è davvero ambizioso, ma gli esperti del settore sono pronti a scommettere che sarà un altro grande successo targato Mark Zuckerberg.
